Quale pianeta speriamo?

Ambiente, lavoro, futuro: #tuttoèconnesso. Tutto è in relazione.

È il principio dell’ecologia integrale, introdotto da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, una riflessione gioiosa e drammatica al tempo stesso. Da un lato l’intima certezza (la fede) che una via c’è ed è scritta nella sapienza della creazione; dall’altro la consapevolezza del fallimento, come essere umani, in quanto custodi della verità di questo principio e responsabili del mondo malato e sempre più inospitale che abitiamo.

“Non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente”, dice il Papa. “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura” (LS 139).

Un punto di vista umano-spirituale che ha ispirato gli oltre 900 partecipanti ai lavori della 49a Settimana Sociale dei cattolici italiani svoltasi a Taranto, dal 21 al 24 ottobre scorsi.

Taranto è luogo emblematico nel quale le due dimensioni – quella dell’ambiente e quella del lavoro – sono state spesso vissute secondo un ingiusto conflitto. Qui sono eclatanti il “debito sociale” (LS 30) e ancor più il “debito ecologico” (LS 51) di cui parla Papa Francesco.

Il cammino urgente da percorrere è quello di una sostenibilità socio-ambientale nella prospettiva di una vera “ecologia umana” (LS 155), un’“ecologia del cuore” capace di formare le coscienze alla cultura del dialogo e della pace.

Molti sono stati gli interventi competenti e autorevoli, le provocazioni e le riflessioni offerti nel corso delle quattro giornate. Un’occasione straordinaria di pregare, progettare e sognare insieme; di raccogliere il mandato di essere lievito nella società, di innescare l’energia trasformativa della conversione ecologica nelle nostre comunità.

Dobbiamo prestare attenzione agli attraversamenti, ai segnali di disagio e sofferenza dei fratelli che incrociano la nostra vita. Si impone il divieto si sosta di fronte alla complessità delle situazioni, il Vangelo ci sospinge a camminare con coraggio sulla strada vincendo la rassegnazione e la sensazione di impotenza. Davanti a noi c’è l’obbligo di svolta, dobbiamo invertire la rotta, ridefinire il progresso, il tempo dell’economia prima di tutto è finito.

La consapevolezza dei limiti del modello economico che abbiamo perseguito e perpetrato senza riguardo per la sostenibilità sociale ed ambientale ha prodotto gravi squilibri che mettono a rischio la stessa vita umana sulla Terra. “Se la terra ci è donata – scrive Papa Francesco – non possiamo più pensare soltanto a partire da un criterio utilitarista di efficienza e produttività per il profitto individuale”.

I cambiamenti a ripetizione, la facile retorica, l’individualismo delle preferenze, la difficoltà di accettare i limiti umani sono ostacoli reali al processo di cambiamento necessario per poter guardare con speranza al futuro.

Ma la speranza va organizzata, come diceva don Tonino Bello, dobbiamo preparare il futuro (preparare, prevenire, proteggere, promuovere, trasformare) e non semplicemente prepararci al futuro, dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, incarnarlo e testimoniarlo con determinazione e passione.

In questo senso l’esperienza di Taranto è stata una piattaforma di cittadinanza attiva, l’inaugurazione di un cantiere permanente, l’occasione di convergere su un impegno collettivo che deve continuare nei territori attraverso le tante iniziative e le buone pratiche che già sono in atto nelle comunità e che devono contaminare e contribuire a moltiplicare gli sforzi. La Chiesa è la più forte infrastruttura sociale, una grande responsabilità ma anche la grande opportunità di essere profeti e pionieri di questo tempo.

Il Pianeta che speriamo, infatti, non è una questione di tempo ma di spazio! Dobbiamo aprire gli occhi per riconoscere che la conversione ecologica è già in atto ed è possibile, dipende da noi renderla sempre più vicina e concreta; esistono filiere etiche nei territori, occorre rafforzare la consulenza amica tra buone pratiche, creare una rete. Dobbiamo comprendere che oggi il vero progresso corrisponde a creare progetti in ambito sociale, di promozione umana e di solidarietà. L’inclusione sociale è un fattore abilitante la sostenibilità, un po’ come dire che la sostenibilità o è nazionalpopolare o no è!

La sostenibilità deve attraversare il tempo e per questo il dialogo intergenerazionale è condizione necessaria.

La Settimana sociale ha visto la presenza di molti giovani che hanno portato all’attenzione la loro visione di futuro con lo sguardo nuovo e la forza creativa che li contraddistingue, con la loro capacità di saper immaginare qualcosa di diverso, di mettersi in cammino proiettandosi in avanti, affrontando le sfide come una possibilità di crescita, il futuro come una scommessa urgente ed entusiasmante. Hanno presentato un documento che sintetizza il contributo che vogliono dare stringendo un’alleanza, un processo generativo molto forte da costruire insieme agli adulti.

https://www.settimanesociali.it/wp-content/blogs.dir/57/files/sites/61/2021/10/Il-Manifesto-per-il-pianeta-che-vogliamo.pdf

È stato bello incrociare molti volti conosciuti, sorelle e fratelli scout membri delle delegazioni diocesane, così come i tanti capi tarantini in servizio d’ordine. Bello condividere questo tratto di strada insieme, la nuova corresponsabilità di animare le comunità nei territori affinché trovino piena accoglienza e germoglino i tanti semi della conversione degli stili di vita lanciati a Taranto.

Come si legge nella Laudato si’, “Un cambiamento negli stili di vita potrebbe arrivare ad esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale”. Questo ci ricorda la responsabilità sociale dei consumatori. “Acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico” (LS 206).

Il Patto sociale con cui ci siamo lasciati disegna quattro piste di conversione per le parrocchie:

1) costruire comunità energetiche;

https://www.youtube.com/watch?v=0iIIlgwgIv0

https://sardegnarinnovabile.org/best-practice/

https://www.enostra.it/comunita-energetiche-rinnovabili/

 

2) diventare una società carbon free e votare col portafoglio per premiare le aziende capaci di intrecciare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale;

https://www.bancaetica.it/blog/news/una-proposta-per-orientare-capitali-della-finanza-verso-progetti-ecocompatibili

https://www.gioosto.com/

https://goodonyou.eco/

https://lamarcadelconsumatore.it/

https://eyeonbuy.org/

https://www.nexteconomia.org/

3) promuovere e utilizzare prodotti caporalato free;

4) creare alleanze intergenerazionali e con la società civile.

Sul sito https://www.settimanesociali.it/ trovate molti materiali utili, video, relazioni, testimonianze, sintesi e note storiche sulle precedenti Settimane sociali.

Come stiamo organizzando la nostra speranza nel futuro del pianeta?

Cosa stiamo facendo per rispettare l’ambiente, valorizzare le persone, promuovere un’economia circolare e creare reti territoriali sensibili e solidali?

 

Buona strada a tutti!

 

Elena Marengo

caporedattrice di Camminiamo Insieme

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